lunedì, settembre 06, 2010

Esagramma 56 - Il Viandante

In un certo senso, in questo mondo, siamo tutti dei viaggiatori, dei viandanti. Ogni nostra acquisizione è provvisoria, ogni percorso è temporaneo. Abbiamo, certamente, una profonda nostalgia dell'eterno, della stabilità, vogliamo una sicurezza definitiva che non possa essere mai messa in discussione. Portiamo nel nostro bagaglio di viandanti il rimpianto di qualcosa di permanente (una sensazione simile ad un ricordo o anche ad un'anticipazione) e lo custodiamo lungo il percorso dell'intera nostra vita - che invece ha tutti i caratteri dell'impermanenza, della transitorietà, dell'evanescenza, della mutevolezza. Il Libro dei Mutamenti sottolinea nell'esagramma 56 questo aspetto considerandolo una situazione specifica, anch'essa temporanea e soggetta a modificazione, e offre consigli a tutti i viaggiatori. In effetti la ricerca della patria perduta o della terra promessa è l'obiettivo di ogni pellegrino, di ogni nomade; l'anelito all'eterno è il nucleo principale di ogni religione; il recupero di una condizione di appagamento e di sicurezza analoga a quella provata nel ventre materno è lo scopo di ogni psicanalisi... Si potrebbe riflettere molto su questi temi, perché sono forse i principali dell'esistenza umana. Certo è che il viandante non può fondare sull'avere, sul possesso, perchè esso è illusorio ed evanescente. Può soltanto imparare a percepire l'essere, il sentirsi di esistere, indipendententemente da luoghi, beni e circostanze, perchè l'unica cosa che gli appartiene veramente è la consapevolezza di sé. Il resto è accessorio e non va esasperato, protratto, non si può fondare su di esso: ogni attaccamento dev'essere superato perché induce in errore, porta a dar valore a ciò che in sé non ne ha - perché transitorio. L'immagine dell'esagramma è quella del "fuoco" sul "monte": richiama la forza del vulcano, bellissimo e temibile a vedersi. E' la potenza della natura, della vita stessa, rispetto alla quale non possiamo pensare di avere sicurezze definitive che non possano essere spazzate via in un istante. Però il sacro terrore che si prova vedendo un vulcano in eruzione è anche intriso di sacralità, della percezione dell'infinito, dell'eterno, della legge Meravigliosa alla base dell'esistente - e ciò produce un brivido di profonda felicità, di mistico rapimento. La visione dell'I Ching suggerisce, quindi, che anche lo stato di incertezza e circospezione del viandante è transitorio: la consapevolezza dell'impermanenza può giungere a quella del permanente ed eterno, alla saggezza che consente di vedere l'Assoluto oltre il limite, la Legge Mistica al di là dell'aspetto fenomenico!
Il discorso delle singole linee dell'esagramma focalizza in sei situazioni i concetti espressi nella generalità del simbolo:
- la prima linea consiglia di discriminare con attenzione ciò che è accessorio nella propria vita e di non fondare su di esso.
- La seconda chiarisce che essere consapevoli della mutevolezza delle cose e degli eventi non significa fuggire, isolarsi dal mondo, anzi: esse possono costituire asilo temporaneo e, pur nella transitorietà, ristoro e aiuto; basta riconoscerne correttamente il valore.
- Viceversa la terza linea indica la facilità con la quale possiamo perdere ciò che crediamo stabile e il conseguente danno interiore derivante dall'attaccamento.
- La quarta linea sottolinea che, pur coscienti dell'impermanenza e consapevoli della necessità di non considerare stabile ciò che non lo è, il cuore non è libero, non è lieto. Naturalmente questa è soltanto una fase, perché la giusta visione delle cose è apportatrice di libertà e felicità.
- La quinta linea descrive un viandante che centra l'obiettivo, cioè raggiunge lo scopo che si prefigge l'intero esagramma: il giusto distacco dagli eventi, una consapevolezza della transitorietà che non è portatrice di timore o depressione ma di saggezza, un sereno e felice rapporto con le circostanze.
- La sesta linea ribadisce: non ci si può comunque fermare, non si può mai pensare di aver definitivamente acquisito qualcosa. Il nostro cammino è in evoluzione e, perciò, buona parte della sua realizzazione sta nell'essere sempre pronti a rimettersi in discussione.